Aiutiamoli ad Aiutare...

Contribuisci anche tu ad AIUTARE CHI AIUTA:

il ricavato dell'autore sarà totalmente devoluto all'Associazione Tuttincerchio Onlus per la realizzazione di un complesso scolastico a Bubombi in Tanzania (vai alle pagine dedicate).

Le recensioni dei lettori: Sara Gemma


Recensione di Sara Gemma

IL RESPIRO SILENZIOSO DEL PAESE

“Un tempo sognavo mentre ora il mio sonno è un oscuro e silenzioso rifugio. […]”
Estate del 1943. Ottavio è un soldato sbandato, al quale la guerra ha tolto la voglia e la capacità di sognare. Egli cerca di ritornare a casa dopo che è riuscito a sopravvivere a quel conflitto cruento che ha lasciato profonde ferite e segni indelebili nella coscienza delle persone.
Dopo tanto vagare raggiunge, quasi per caso, un paesino di cui non saprà mai il nome ma che gli salverà la vita.
Appena arrivato è come se fosse totalmente invisibile. Un soldato, però, non può essere ignorato.
In realtà era la sua divisa che lo ‘emarginava’ dagli altri. Gli abitanti non sapevano nulla di lui, ne si sforzavano di conoscerlo e di aiutarlo. Alla vista della sua uniforme e del fucile tutti abbassavano lo sguardo evitandolo. Non contava il fatto di essere una ‘persona’; gli abiti che indossava automaticamente lo classificavano come spregevole e da evitare.
Era un soldato, questo era tutto ciò che c’era da sapere.
Quando sembrava che tutti gli avessero voltato le spalle, però, finalmente conosce Teresa, una bambina profondamente segnata dalla guerra in seguito alla perdita dei suoi genitori, la quale instaurerà con lui un rapporto speciale ed estremamente tenero che riporterà in Ottavio la voglia di vivere e di affezionarsi alle persone.  
Dopo aver trascorso qualche mese nel paese ‘senza nome’, Ottavio, parte in una notte di Settembre deciso a ritornare a casa sua ed a ritrovare i suoi affetti. La sua partenza è motivata anche dal fatto che le persone continuano a provare diffidenza verso di lui. 
Gli anni che seguirono, furono vissuti da Ottavio in maniera tranquilla e serena.
Una mattina, ascoltando un servizio in televisione sulla guerra del ’43, piccoli flashback lo colpiscono: improvvisamente ricominciò a ricordare la piccola Teresa e tutte le persone che lo avevano aiutato.
Così, con sua moglie, decise di mettersi alla ricerca del paese ‘fantasma’.
Dopo un lungo viaggio,  giunge in una località poco distante dal paesino che cercava e grazie ad un vecchio, riesce a raggiungere la sua meta. Una volta lì, le certezze che aveva conservato per tutti questi anni crollarono in seguito ad una rivelazione improvvisa che sconvolgerà ogni cosa.
Edoardo Barra, nel ‘Il respiro silenzioso del paese’, vuole evidenziare con una scrittura semplice e lineare l’importanza dell’amicizia e dell’amore in tempo di guerra dove tutti sono nemici di tutti.
Da sfondo alla sua narrazione, usa un paesino desolato dove la mentalità chiusa e la diffidenza delle persone di fronte ad una divisa,  rappresenta la triste conseguenza della guerra.
Del racconto, ho apprezzato molto l’accuratezza delle descrizioni, dei luoghi, ma soprattutto dei caratteri dei personaggi. Molto profondi erano i momenti in cui Ottavio si chiudeva in se stesso e rifletteva, pensava, sperava.
Filo conduttore di tutta la  narrazione, però, è il bisogno di amare e di essere amati che c’è anche in questi momenti di conflittualità e di morte. A questo proposito Ottavio dice: “Rimasi lì, solo, con una maledetta voglia di sentirmi amato.”
Nel racconto,inoltre, ritorna costantemente l’impossibilità di Ottavio di sognare, eppure le cose che gli succedono sono frutto di un sogno. L’unica cosa a cui può aggrapparsi per dare una spiegazione a tutto ciò è la sua memoria, almeno quella, rimasta integra.
A volte però la razionalità deve cedere il passo all’irrazionalità e, come dice uno dei protagonisti: “ Anche le fiabe più belle possono trasformarsi in menzogne e allora fanno male. Le favole esistono solo se non si ha paura di crederci.”