Una favola per una bambina non ancora nata, raccontata da un papà pieno di amore e in trepidante attesa come un Peter Pan che cerca la sua isola che non c’è.
Forse è stato questo lo stimolo per Edoardo a scrivere il respiro silenzioso del paese.
Gli occhi del soldato salvato dalla piccola Teresa sono i suoi occhi che guardano
con tristezza e malinconia il brutto mondo della guerra, le sue atrocità e le sue disperazioni.
Ma come in tutte le favole che viaggiano nell’immaginario del nostro cuore anche in questa c’è un raggio di sole e di speranza a fugare la nebbia dolorosa del silenzioso paese.
Nel linguaggio e nella scrittura discreta e tenera con momenti di luce e ombra ritrovo anche i ricordi della mia isola felice Procida (non a caso Edoardo è anche mio fratello) e lo ringrazio per averli fatti riemergere.
Mi auguro che scriva tanti altri sogni da poter respirare in silenzio e insieme, sogni pieni di amore e di luce.
Peppe Barra